Notizie
21.05.2024

Dario Vese, il ricordo un anno dopo

Un anno fa, il 18 maggio 2023, Dario Vese ci lasciava per un condrosarcoma mesenchimale. Prima di lasciarci, ha profuso energie e attivato collaborazioni per dare vita a iniziative a favore della ricerca sui sarcomi condotta da Italian Sarcoma Group, tra cui un Premio per la ricerca, che è stato intitolato a lui. Lo ricordiamo con gratitudine e condividiamo il testo dell’intervento fatto il 12 aprile scorso in occasione della consegna del primo Premio Dario Vese, nel corso della Riunione Annuale ISG.

 

Buongiorno a tutti, mi chiamo Gianpiero Lazzari. Se sono qui oggi è perché ho avuto il privilegio di stare accanto a Dario per ben 8 anni.

Lo conoscevo bene e ho seguito da vicino questi progetti che erano diventati il suo principale impegno degli ultimi mesi di vita. È dunque per me un onore prendere parte a questa giornata perché si è realizzato quello che, esattamente un anno fa, Dario ha fortemente voluto: il premio alla ricerca e le fellowships ISG.

Nei prossimi minuti vorrei farvi capire il perché di queste iniziative.

Prima di tutto: chi era Dario Vese? Un ragazzo di 35 anni appassionato di tutto e pieno di idee, di quelle persone che sorridono con il cuore e sono capaci di lasciare il segno del loro passaggio. Dario aveva un condrosarcoma mesenchimale in stadio metastatico. Dopo 6 anni di cure all’Istituto Nazionale Tumori di Milano, proprio l’anno scorso, a partire da febbraio, il quadro patologico di Dario è drammaticamente peggiorato e si è ben presto capito che non c’era più nulla da fare se non la semplice e disperata gestione del dolore. Il sarcoma ormai aveva preso il sopravvento e il 18 maggio 2023 Dario ci ha lasciati.

Facciamo ora un passo indietro. Cosa ha fatto Dario negli ultimi tre mesi di vita? Ha letteralmente dedicato tutto se stesso a trovare un senso a questa sofferenza e ha trasformato il dolore in nuova forza. Ha messo insieme idee e persone creando quelle connessioni e quei trigger che poche persone sanno creare.

Quale era la sua idea? Quella di cambiare lo status quo. Dario aveva realizzato su se stesso quanto fosse importante avere al proprio fianco medici oncologi e chirurghi specializzati nel trattamento dei sarcomi. Si tratta infatti di patologie rare e complesse che necessitano di consulti altamente specializzati per un corretto inquadramento diagnostico e terapeutico.
Dario ha trovato terreno fertile in ISG, nella vostra volontà di promuovere la formazione di specialisti dedicati a questa patologia. Dario ha avuto l’intuizione di instituire programmi di fellowship e ha chiesto a ISG di mettere a disposizione il proprio network e le proprie competenze. Voleva programmi di alta formazione in collaborazione con centri di riferimento italiani ed europei. Dario ha così immaginato che giovani professionisti del settore che vogliono dedicarsi al trattamento di pazienti affetti da sarcoma potessero migliorare le loro conoscenze, diventare delle vere e proprie eccellenze e rappresentare il futuro per la cura di questo tipo di tumori.

In poco tempo Dario, paziente terminale, ha saputo trasmettere una passione e un amore per la vita e per questa iniziativa che ha spinto tutti a fare qualcosa. Alla fine, grazie al sostegno sincero e incondizionato di ISG e Allianz Bank (Dario era consulente finanziario in Allianz), oggi siamo qui a consegnare le tanto volute fellowship. In poco tempo, 3 mesi, e da un letto d’ospedale, si è messa su una vera e propria macchina organizzativa il cui obiettivo è stato chiaro fin dall’inizio: creare un sostegno concreto/tangibile alla ricerca clinica e alla cura dei sarcomi.

Con questo mio intervento non voglio però soltanto presentarvi le motivazioni del progetto, vorrei anche farvi riflettere su una cosa: pensiamo di aver affrontato molte cose nella vita. Alcune ci piace ricordarle, altre le cancelliamo. Ci sono tanti eventi, c’è Tutto quello che ci tiene in vita ma anche quello che momentaneamente ci ferma, blocca e ci fa soffrire. Può essere una nostalgia, una pausa, oppure un cambiamento. E per cambiamento si può intendere una malattia o nel mio caso la perdita di una persona cara, una persona speciale.

Ecco, vi esorto a ricordare che in queste situazioni la vita esce fuori con un’idea in più, un coraggio inaspettato, l’ennesimo e nuovo modo di stare al mondo. Dario è stato l’esempio di tutto questo. Dario ha trovato il modo di affrontare la morte creando qualcosa di immortale, qualcosa per gli altri. Walt Whitman ha scritto: “Che cosa c’è di buono in tutto questo, ahimè, ah vita? Che tu sei qui, che esiste la vita e l’individuo, che il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuire con un tuo verso”….Conta cosa fai. Conta dove vuoi arrivare… La Ricerca della Felicità non è un gioco noioso ed obbligatorio per tutti. Si può scoprire ed inventare la felicità in una trincea, in mezzo al mare, a chiacchierare al bar o al cinema. Non è l’ultimo dei giochi dopo averli provati tutti. E’ il gioco di chi, insieme ad altri, cerca il nuovo possibile. È il gioco di quelli che sanno quello che vogliono.

Dario sapeva cosa voleva e noi insieme a lui abbiamo saputo cosa fare.

Simbolo del premio alla ricerca è una cravatta: la cravatta è legata alla passione di Dario per questo accessorio. Non solo come vezzo e dettaglio rimarcabile nell’abbigliamento maschile in determinate occasioni, ma anche come simbolo di eleganza e di rispetto verso l’interlocutore. La cravatta implica il concetto di nodo. Il nodo è un sigillo, un legame, una promessa. La promessa è quella di un impegno – un impegno a portare avanti questi studi di ricerca nell’intento di migliorare la diagnosi e cura dei sarcomi.

Concludo con una sua frase

La potenza inesorabile di una malattia ora incurabile diventa una leva di vita, di studio, di ricerca, di avanzamento dell’umanità. Con il vantaggio più grande e irripetibile di pensare e agire per un senso e un valore che ci sopravvive. E chissà, in fin dei conti, scoprire, almeno per un momento, che non sei nato sotto una cattiva stella ma che anche tu puoi diventare una stella”.

Dario, credo proprio che tu ce l’abbia fatta a diventare una stella e ti ringrazio per continuare ad illuminarci.
E ringrazio voi per l’attenzione.

Icona Medico Icona Paziente Icona Medico