GIST

Cosa significa GIST?

GIST è un acronimo del termine inglese “Gastrointestinal Stromal Tumor”.  I GIST sono tumori rari che si sviluppano da uno specifico tipo di cellule, precursori cellulari mesenchimali, localizzate nel contesto della parete dell’apparato gastroenterico (stomaco, intestino, esofago). I GIST rappresentano la forma più comune di tumore di origine mesenchimale del tratto gastrointestinale.

In quali parti del corpo può avere origine il GIST?

I GIST possono insorgere lungo tutto il tratto gastrointestinale, nella maggior parte dei casi colpiscono lo stomaco e meno frequentemente altre sedi come l’intestino tenue, il duodeno, il colon, il retto e l’esofago.

La malattia, anche in fase avanzata, tende ad essere confinata all’interno dell’addome e le sedi di metastasi più frequenti sono il fegato e il peritoneo. Solo occasionalmente, al contrario di quanto accade per gli altri sarcomi, vengono riscontrate metastasi a livello dei polmoni.

Quali condizioni o sintomi devono far insorgere il sospetto di GIST?

I GIST di solito non si presentano con specifici segni e sintomi. La sintomatologia che può far nascere il sospetto di GIST dipende generalmente dalle dimensioni e dalla localizzazione della malattia.

Quando sono molto piccoli, possono essere riscontrati in maniera del tutto incidentale. Ad esempio, durante un esame, come un’endoscopia, o durante un intervento chirurgico, eseguiti per altri motivi.

Quando sono più grandi, possono manifestarsi sotto forma di masse palpabili a livello addominale, di solito di consistenza dura. In base alla sede di origine, possono dare sintomi compressivi e dunque ad esempio disturbi intestinali come ripienezza precoce dopo i pasti e/o stitichezza. Il dolore non è sempre presente.

A volte possono manifestarsi con un sanguinamento. Il sanguinamento può essere di lieve entità e dar luogo ad una riduzione dei valori di emoglobina nel sangue (anemia) e manifestarsi quindi con forte spossatezza. Talvolta il sanguinamento può essere più importante e dar luogo a vere e proprie emorragie. In questi casi, si può sviluppare un quadro acuto che potrebbe richiedere un intervento di urgenza. Un’ altra possibile manifestazione urgente può essere la perforazione del GIST che si manifesta con dolore addominale acuto talvolta associato a febbre.

Quali condizioni possono predisporre allo sviluppo del GIST?

Non esistono fattori di rischio specifici per i GIST.  Raramente, i GIST si sviluppano in presenza di condizioni genetiche che possono predisporre la persona ad ammalarsi, come la neurofibromatosi di tipo I , la Sindrome di Carney e la Sindrome di Carney-Stratakis.

Come avviene la diagnosi di GIST?

Se si riscontrano dei sintomi sospetti, generalmente il medico di base potrebbe richiedere degli esami radiologici specifici, come l’ecografia, la TC o la risonanza magnetica dell’addome che consentono di visualizzare eventuali lesioni addominali, definirne la sede e l’estensione. Il riscontro con TC o risonanza magnetica di nodulo o massa suggestive per GIST non è sufficiente per porre diagnosi, poiché radiologicamente i GIST possono essere simili ad altre neoplasie addominali.  Per una corretta diagnosi è indispensabile la caratterizzazione istologica, ovvero l’analisi del tessuto tumorale da parte dell’Anatomo Patologo. Il materiale per l’esame istologico può essere ottenuto, oltre che con atto chirurgico, anche attraverso tecniche endoscopiche come l’ecoendoscopia oppure con una biopsia della massa. Nel sospetto di GIST, è importante che il tessuto tumorale venga esaminato da un Anatomo Patologo esperto in sarcomi. Trattandosi di una patologia rara, infatti, è importante che questa venga diagnosticata e gestita in centri di riferimento.

I GIST sono inoltre caratterizzati dalla presenza di mutazioni a carico del gene KIT (circa 80%) o del gene PDGFRA (circa 5-10%) oppure dall’assenza sia di mutazioni del gene KIT che del gene PDGFRA (circa 10%, i cosiddetti GIST wild type).

L’analisi molecolare del gene KIT e del gene PDGFRA è importante nella pratica clinica quotidiana in quanto la mutazione correla con la risposta alla terapia medica. In relazione a ciò l’assetto mutazionale dovrebbe essere effettuato di routine al momento della diagnosi.

Quali sono i trattamenti ad oggi disponibili per i GIST?

La scelta del trattamento più adatto in caso di GIST dipende da diversi fattori, come la dimensione del tumore, la sede di origine e le condizioni generali del Paziente. Il trattamento dovrebbe essere deciso collegialmente nell’ambito del gruppo interdisciplinare di cure per la patologia, comprendente chirurghi, oncologi, radioterapisti, radiologi, anatomo-patologi. In questo modo, tramite la discussione collegiale, l’indicazione secondo linee guida viene calata nella realtà specifica di ciascun Paziente.

Generalmente, quando la malattia è localizzata nel sito di origine il trattamento d’ elezione è la chirurgia. In condizioni particolari la chirurgia può essere preceduta da una terapia medica. Questo avviene per esempio quando la neoplasia, sebbene localizzata, non è operabile, oppure quando una riduzione della neoplasia potrebbe rendere l’intervento chirurgico più agevole e/o sicuro. In tal caso la terapia viene somministrata per alcuni mesi (circa 6-12 mesi), prima dell’intervento. Nei Pazienti operati e che hanno un GIST ad alto rischio di ricaduta, può essere proposto un trattamento medico per tre anni.

Nei Pazienti che hanno invece una malattia avanzata sono ad oggi disponibili diversi farmaci molto efficaci (Imatinib, Sunitinib, Regorafenib, Ripretinib e Avapritinib), che hanno lo scopo di cronicizzare la malattia.

Ho una diagnosi di GIST. Posso essere incluso in un protocollo clinico? Quale?

Al momento, in Italia sono attivi i seguenti trial clinici per Pazienti con GIST in fase avanzata e/o inoperabile:

Sono stato trattato per un GIST, per quanto tempo devo eseguire controlli?

Il follow-up radiologico nei Pazienti operati per GIST localizzato prevede l’esecuzione della TC dell’addome completo con mezzo di contrasto; in casi particolari la TC può essere sostituita dalla risonanza magnetica. La tempistica dei controlli può essere diversa e dipende dal rischio di ricaduta della malattia. In relazione a questo l’oncologo definirà l’intervallo temporale tra un controllo e l’altro. Generalmente i Pazienti operati per GIST localizzato vengono seguiti fino a 10 anni dalla diagnosi.

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